Il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino è stato fondato nel 1975 dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari.

Custodisce olte 5.000 pezzi, fra marionette, pupi, burattini, ombre, attrezzature sceniche e cartelloni provenienti da tutto il mondo. Tra questi, il Museo conserva la più vasta e completa collezione di pupi di tipo palermitano, catanese e napoletano, e numerosi materiali utilizzati nelle altre tradizioni del teatro di figura che sono state dichiarate dall’UNESCO Capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’umanità: oltre all'opera dei pupi siciliani, il Ningyo Johruri Bunraku giapponese, il Wayang Kulit indonesiano, lo Sbek Thom cambogiano, il Namsadang Nori - Kkoktu-gaksi Norum coreano, il Karagöz turco e le Rūkada Nātya dello Sri Lanka. 

La collezione è inoltre arricchita da importanti opere d’arte contemporanea realizzate per tre spettacoli che tra gli anni Ottanta e Novanta furono prodotti dal Museo internazionale delle marionette: le scenografie di Renato Guttuso utilizzate nello spettacolo Foresta-radice-labirinto di Italo Calvino, regia di Roberto Andò (1987); le marionette e macchine sceniche realizzate dall’artista e regista polacco Tadeusz Kantor per lo spettacolo Macchina dell’amore e della morte (1987); e i pupazzi di Enrico Baj realizzati per lo spettacolo Le bleu-blanc-rouge et le Noir dell’Arc-en-terre di Massimo Schuster. Di recente acquisizione, le marionette da tavolo che Enrico Baj realizzò per altri due spettacoli di Massimo Schuster: Roncisvalle e Mahabharata.

Oltre alla salvaguardia e conservazione di opere, il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino svolge una ricca e articolata attività di promozione del teatro animato e dell’opera dei pupi anche attraverso l’organizzazione di mostre in Italia e all’estero; particolare attenzione è rivolta altresì all’attività di produzione e didattica.

A conferma del suo valore culturale, al Museo è stato assegnato nel 2001 il prestigioso premio antropologico “Costantino Nigra” per la sezione musei.

Inoltre, il 27 ottobre 2017 a Milano, presso Palazzo Brera, nella sala della Biblioteca Nazionale Braidense, il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino è stato proclamato vincitore del Premio Icom – Italia, "Museo dell’anno 2017". 

 

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Le figure animate nella storia

L'animazione delle immagini risale a tempi antichissimi. In Mesopotamia e in Egitto il culto degli dei prevedeva l'animazione delle loro statue; in Grecia e in Sicilia nei tempi classici si eseguivano spettacoli di marionette per intrattenimento. In tutti i paesi europei si trovano tradizioni di teatro di marionette, burattini e pupi. Nel Medioevo si eseguivano spettacoli religiosi, come le Natività, la Passione e spettacoli profani, nelle corti e nelle piazze, con figure che combattevano o danzavano, mosse con tecniche diverse, come i bavastelli, le marionette su tavoletta, i burattini e le marionette a fili. Dal Cinquecento al Settecento l'Italia è stata un centro di irradiazione di spettacoli di marionette e burattini. Nel Seicento, nei teatri per marionette a fili dei palazzi nobiliari, architetti e virtuosi producevano spettacoli raffinati per un pubblico di invitati. Nel Settecento questi teatri si aprirono a un pubblico pagante. Nell'Ottocento gli spettacoli di marionette si diffusero ai centri minori e a un pubblico di diversa estrazione sociale. Accanto ai più semplici spettacoli di burattini che si svolgevano nelle piazze, ne furono prodotti altri, più complessi, rappresentati anche in locali chiusi, che presentavano tragedie, drammi avventurosi, commedie, numeri di varietà e farse. Nell'Italia meridionale nacquero i pupi, specializzati nel repertorio cavalleresco.

 

Marionette  a Catania, Napoli, Palermo, Bruxelles e Liegi

I soggetti del teatro delle marionette ricalcano quasi sempre quelli del teatro con attori viventi. Sembra logico dunque ritenere che i soggetti cavallereschi siano stati presenti nel repertorio delle marionette dal Cinquecento, se non prima, alternandosi con argomenti di altro genere. Tuttavia, alcune peculiarità proprie dell'opera dei pupi, quali la prevalenza dei soggetti cavallereschi e la sistemazione canonica del repertorio, le corazze metalliche che rendono splendenti e fragorosi i pupi, la meccanica particolarmente adatta a rappresentare i combattimenti con le spade, sembra si siano determinate solo nei primi decenni del XIX secolo nell'Italia centro-meridionale o in Sicilia. È proprio a questa trasformazione che ci riferiamo quando diciamo che l'opera dei pupi è nata nell'Ottocento.
I pupi dell'Italia meridionale, le marionette del Belgio e della Francia del nord, dette à tringle (a bacchetta), si somigliano molto dal punto di vista meccanico. In tutti questi tipi, infatti, il movimento si trasmette direttamente dal manovratore alla figura attraverso comandi rigidi e ciò conferisce immediatezza ed energia. Essi differiscono tuttavia per alcune caratteristiche:


- Pupi palermitani: ottanta centimetri di altezza, ginocchio articolato, ferro principale che attraversa la testa e si aggancia al tronco, ferro al braccio destro, filo al braccio sinistro; vengono manovrati dai lati del palcoscenico.
- Pupi catanesi: un metro e venti d'altezza, ginocchio rigido, ferro principale che attraversa la testa e si aggancia al tronco, ferro al braccio destro, filo al braccio sinistro; vengono manovrati dall'alto di un ponte dietro il fondale.
- Pupi napoletani: un metro di altezza, ginocchio articolato, ferro principale che attraversa la testa e si aggancia al tronco, filo al braccio destro e al sinistro; vengono manovrati dall'alto di un ponte dietro il fondale.
- Pupi di Bruxelles: ottanta centimetri di altezza, ginocchio rigido, ferro principale che attraversa la testa e si aggancia al tronco, fili al braccio destro e al braccio sinistro; vengono manovrati dai lati del palcoscenico.
- Pupi di Liegi: ottanta centimetri di altezza, ginocchio articolato, ferro unico agganciato a un anello al sommo della testa, senza nessun altro comando; vengono manovrati da dietro il fondale.

 


Marionette  della Cina, Tailandia, Vietnam e Birmania 

In Oriente fiorisce un gran numero di tradizioni di teatro epico, comico e di varietà che si avvalgono di tecniche di animazione diverse. In tutta l'Asia il teatro animato è un rito magico-religioso o almeno è ancora evidente il suo antico rapporto con pratiche religiose.
Il teatro delle ombre, insieme ad altri tipi di figure animatefu portato dai turchi dall'Asia centrale nel medio e vicino Oriente o giunse agli Arabi dall'India o dall'Indonesia, diffondendosi in tutti i Paesi che facevano parte dell'impero Ottomano. Mentre le marionette e i burattini non si trovano più in quest'area, le ombre si trovano ancora in Turchia, in Grecia e in Tunisia.
L'India è il centro di irradiazione di molte forme di teatro con figure animate: marionette a filo, pupi, ombre e burattini. L'arte delle ombre, forse la più antica, viva nelle corti e nei villaggi, giunse in Malesia, in Thailandia, in Cambogia e in Indonesia, assumendo caratteristiche locali, ma conservando gli antichi soggetti epici indiani: il Ramayana e il Mahabharata che, in quest'area, sono i più diffusi del teatro animato, ma non i soli. A Giava e in Thailandia, oltre alle ombre, si usano marionette mosse dal basso con tecniche diverse e in Birmania fiorisce una tradizione di marionette a fili.
In altri tipi di rappresentazione, come quelle del Rajastan (India) e del Vietnam, la narrazione è meno importante e l'interesse principale è rivolto a una varietà di effetti e di trucchi scenici sorprendenti. Fra le marionette a fili hanno una grande vitalità e diffusione quelle del Rajastan mentre in Vietnam le marionette vengono mosse sull'acqua, con una tecnica unica al mondo.
In Cina fioriscono forme raffinate di teatro delle ombre, di marionette a fili, di marionette a bacchetta e di burattini. Si hanno notizie del teatro cinese delle ombre che risalgono alla dinastia Song che regnò dal 970 al 1279 dopo Cristo.

 


Ombre e burattini cinesi 

La Cina possiede una ricca tradizione di ombre, marionette e burattini. 
Le figure del teatro delle ombre sono di pergamena colorata e hanno arti mobili. Lo schermo, di quaranta per settanta centimetri, è sostenuto da una elaborata costruzione in legno scolpito dentro alla quale, oltre ai manovratori, sta una piccola orchestra.
Gli spettacoli delle ombre erano destinati in larga misura a un pubblico di donne, a differenza di quelli del teatro con attori, ad esse proibiti.
Anticamente i soggetti delle figure animate erano storici o ispirati alla religiosità buddista ma dopo il Seicento compresero anche storie sentimentali, poliziesche, magiche, cavalleresche, mitologiche, soggetti di romanzi popolari e farse. Poiché gli spettacoli delle ombre erano destinati prevalentemente ad un pubblico femminile, essi esprimono spesso il loro punto di vista sulla oppressione di cui le donne sono vittime o presentano eroine capaci di conquistare ruoli maschili.
I teatri delle marionette a fili e dei burattini sono a più ripiani, scolpiti e dorati riccamente nello stile di piccoli templi.
I burattini sono alti da trenta a quaranta centimetri e hanno gambe di stoffa con piedi di legno. La testa è scolpita in legno e completata da parrucche sostituibili. I vestiti di seta e di broccato sono ricamati finemente. Il movimento dei burattini cinesi non è rozzo e brutale come quello dei burattini europei, ma raffinato e virtuosistico, con effetti di grande grazia ed eleganza.

 


Hun krabok della Tailandia

Le marionette thailandesi, dette hun krabok, vengono mosse a vista da danzatori: due muovono le gambe tenendo i piedi, uno muove la testa con una mano introdotta nel corpo, mentre le mani e le braccia vengono mosse con due bacchette metalliche che, per mezzo di pulegge, permettono di muovere i polsi.
Il soggetto degli spettacoli di hun krabok è la storia di Rama. Mentre in Indonesia il teatro delle ombre è il centro originario di tutte le altre forme teatrali, in Tailandia, dal punto di vista figurativo e del movimento, il teatro delle marionette imita il teatro danzato, detto kon, che ricopre un posto di grande rilievo nella cultura tradizionale e i marionettisti sono, in genere, anche danzatori.

 

Mua roi nuoc, marionette acquatiche del Vietnam

Le marionette acquatiche, uniche al mondo per la loro tecnica di manovra, sono sculture policrome in legno di circa quaranta centimetri di altezza. Il loro nome, mua roi nuoc, significa "marionette danzanti nell'acqua". Il corpo emerge infatti dall'acqua sostenuto da un supporto sommerso che le mantiene in equilibrio. Esso è collegato a una canna di bambù lunga tre metri che, sola o con il sussidio di altre canne e fili, serve per la manovra e permette movimenti fini e precisi della testa e delle braccia. I trucchi illusionistici sono tenuti segreti perché determinano il successo nella competizione fra le compagnie.
L'acqua che sostiene e riflette le marionette insieme al paesaggio circostante è l'elemento fondamentale dello spettacolo che si svolge all'aria aperta, in uno stagno.
Lo sfondo è occupato da tre capanne di bambù: la maggiore, in centro, che ha il pavimento sotto il livello dell'acqua, nasconde i manovratori immersi fino al petto.
Parlatori e cantori sono vicini ai manovratori, mentre i musicisti dell'orchestra di tamburi, gong e flauti che accompagnano musciaalmente l'azione, si trovano nelle costruzioni laterali.
Il repertorio consiste di circa duecento scene tipiche tradizionali, che vengono liberamente accostate per creare i singoli spettacoli.
Teu, il buffone divino, un giovanotto allegro e seminudo, apre lo spettacolo con i fuochi d'artificio e la presentazione delle bandiere. Egli commenta i fatti del giorno e prende in giro gli spettatori. Possono poi seguire vari tipi di scene di vita quotidiana come la pesca e i lavori della risaia. Di solito le scene si susseguono liberamente, ma talvolta costituiscono la sequenza narrativa di un dramma storico.

 

Yoke thai thabin, marionette a fili birmane

Il teatro delle marionette birmane, detto yoke thay thabin, fu creato per la corte e per diffondere messaggi ideologici e religiosi. L'alta considerazione di cui il teatro delle marionette godeva a corte, spinse i sudditi ad imitarlo cosicché fece sempre più spesso la sua comparsa alle numerose feste a cui i birmani partecipavano durante l'anno. Le rappresentazioni impartivano lezioni sui fondamenti etici e morali della società birmana.

Dopo la conquista della Birmania inferiore da parte degli inglesi, il teatro delle marionette ebbe un ruolo fondamentale come portatore di valori patriottici, ma progressivamente andò perdendo di significato. Oggi non ne rimane che una pallida testimonianza e gli sforzi del regime non sono riusciti a restituirgli il suo antico valore. Esistono solo poche compagnie di marionettisti nel paese.
Le occasioni per dare vita a uno spettacolo delle marionette erano numerose: nascita, ingresso dei ragazzi nella fase della pubertà, perforazione dell'orecchio per le ragazze, matrimonio, divorzio, funerale.
Nei tempi andati, la rappresentazione iniziava alle sette di sera con l'ouverture dell'orchestra; lo spettacolo vero e proprio seguiva circa un'ora più tardi, e durava fino all'alba.
Le rappresentazioni sono divise in due atti. Il primo rappresenta la creazione del mondo attraverso una serie di inizi e di catastrofi, e presenta gli animali, gli spiriti e l'inizio delle dinastie regali. Il secondo rappresenta episodi dei Jakata, racconti delle cinquecentocinquanta vite anteriori di Budda. Fra di essi hanno un posto preminente le avventure di Rama e di altri eroi epici, considerati tutti incarnazioni del dio. La rappresentazione è una cerimonia del culto dei Nats, ovvero gli spiriti.
Le marionette hanno teste e braccia scolpite in legno e vengono manovrate dall'alto, con fili, da dietro il fondale. La corte è da un lato del palcoscenico mentre dal lato opposto si svolgono le scene all'aperto e alcuni elementi scenografici indicano la giungla.

L'orchestra birmana

L'orchestra, detta hsaing waing, è molto importante nello yoke thai thabin ed è composta da un cerchio di tamburi, un cerchio di gong, un grande tamburo detto pat-ma che si trova sospeso sotto la pancia di un grande drago, uno strumento della famiglia degli oboe, una campana, due risonatori di bambù e di due cantanti. La struttura di sostegno del pat-ma prende la forma della creatura fantastica pyinsayupa, che ha gli attributi di cinque diversi animali: proboscide e zanne di elefante, corna e zampe di cervo, corpo di serpente, ali di uccello e coda di pesce. La figura può raggiungere dimensioni considerevoli e caratterizza l'assetto dell'orchestra birmana.
L'orchestra iniziava a suonare circa un'ora prima dell'inizio della rappresentazione con il suono del grande tamburo; seguiva una serie di melodie. Durante l'ouverture vengono simboleggiate la creazione e distruzione del mondo in cicli regolari. Gli errori degli uomini sono la causa della distruzione del mondo, che può essere colpito da tre ferite "inguaribili":
- cupidigia: è il minore dei mali. Il mondo in tal modo corrotto viene distrutto dal fuoco.
- odio: è più grave della cupidigia. Il mondo retto dall'odio viene distrutto da un terribile diluvio.
- zccecamento dall'ira: è il più grave di tutti gli errori. Il mondo viene in questo caso spazzato via da un vento che distrugge tutto.
La distruzione e la creazione vengono simboleggiati dalla percussione dei cembali, gong e dei grossi tamburi che rappresentano i vari elementi che distruggono il mondo. A seconda del tipo di distruzione questi strumenti vengono percossi 56 volte (fuoco), 7 volte (acqua) e 1 volta (vento). La fine dell'overture equivale al momento in cui il mondo è completamente distrutto e un nuovo mondo viene creato.

 


Figure animate in Turchia, Grecia, India, Taailandia, Malesia, Cambogia 

Il teatro comico delle ombre nel vicino Oriente
Karagöz e Karaghiozis, ombre turche e greche
Le ombre turche e greche sono fatte di pergamena e perciò, per transilluminazione, appaiono colorate sullo schermo; talvolta, più poveramente, sono fatte di cartone e allora sono opache. Il manovratore le mantiene a contatto della tela e le muove spingendole con bacchette di legno che si inseriscono in appositi fori della figura.
Presentano una comune origine e una rilevante somiglianza, e per alcuni aspetti possono essere accomunate anche a forme di teatro delle ombre che si trovano nell'Africa del nord.
Ancora all'inizio del Novecento alcune compagnie bilingui con sede a Costantinopoli visitavano regolarmente le città greche recandosi nei quartieri popolari e nei villaggi in un tour che si ripeteva due o tre volte l'anno. Si esibivano durante il periodo della raccolta e in occasione di feste pubbliche o private, come le celebrazioni di fidanzamenti o matrimoni. Il marionettista, detto hayalci in Turchia, era considerato "un maestro", "un guaritore di anime". Il cinema tuttavia ha messo in crisi questa forma di spettacolo e oggi poche sono le compagnie attive.

Karagöz, lo spettacolo turco delle ombre, è composto da scene indipendenti che possono essere associate a piacere, in uno schema in cui si succedono un prologo, un dialogo, un interludio, un intreccio e un finale. Il protagonista, Karagöz (occhio nero), che dà il nome allo spettacolo, ha la barba ed è violento, ribelle, sboccato e osceno come Pulcinella. Il suo amico Hacivad è saggio, prudente, raffinato e conformista. Intorno a loro ruotano personaggi che rappresentano satiricamente le etnie, i tipi e i mestieri dell'impero ottomano.

Karaghiozis, lo spettacolo greco delle ombre, non è licenzioso come quello turco e accentua gli aspetti di protesta sociale colorandoli di nazionalismo: il protagonista Karaghiozis, che dà il nome allo spettacolo, è greco, non ha barba, ha un grande naso, è piccolo, gobbo, povero, affamato e connotato positivamente; il suo amico si chiama Hatziavatis. I suoi antagonisti, ricchi e connotati negativamente, sono in gran parte turchi: il Pascià, il Visir, la figlia del Visir. Durante la seconda guerra mondiale anche Hitler e i soldati tedeschi, Mussolini e i bersaglieri italiani, sono diventati antagonisti di Karaghiozis.


Lo spettacolo delle ombre in India
Le più grandi ombre indiane sono quelle dell'Andhra Pradesh, dette tholu bomalatta, figure semitrasparenti ritagliate, traforate e colorate, in pergamena di pelle di capra, che misurano circa un metro. Gli arti e la testa sono mobili: la figura è sostenuta da una stecca di canna che il manovratore impugna dal basso; muove poi gli arti e la testa direttamente con le mani. I personaggi fermi sulla scena vengono fissati allo schermo con spine di palma. Lo spettacolo si svolge sempre all'aperto.
Nel Karnataka le ombre, dette togalu gombai atta, sono più piccole.
Nel Mysore, le ombre dette togalu bombe, non sono articolate e il movimento viene loro dalla danza di coloro che le reggono.

In India anticamente si coltivava il teatro delle ombre nelle corti ma da lungo tempo esso è praticato soltanto da compagnie itineranti. I marionettisti, detti sutradhara, si spostano da un villaggio all'altro con le loro famiglie e sono considerati officianti di un culto minore. Chiedono il permesso al capo del villaggio di fare spettacolo; ottenutolo, innalzano lo schermo sul quale si proietteranno le ombre e rinchiudono con stoffe lo spazio dietro allo schermo. Mentre si prepara la scena le donne si presentano nelle case a cantare. Il pubblico, attratto dalla musica, giunge anche dai villaggi vicini. Tutta la famiglia del sutradhara partecipa alla rappresentazione che dura tutta la notte, aiutando nella manovra, suonando o cantando.

 

Ombre della Malesia, della Cambogia e della Tailandia
Lo spettacolo detto wayang kulit si diffuse da Giava in Malesia, Cambogia e Thailandia, dove assunse uno stile figurativo con caratteristiche proprie, analoghe a quelle delle arti figurative locali.

Si distinguono due tipi di spettacolo: il wayang Giava e il wayang Siam ; il primo aveva carattere aristocratico ed è oggi estinto ma il secondo, di carattere popolare, è molto diffuso ancora oggi.
La struttura delle sagome dei personaggi è simile a quella delle ombre di Giava e di Bali.
Le ombre malesi, dette wayang gedek, possono essere di cuoio, opache, e apparire nere sullo schermo, o essere semitrasparenti e colorate.
Le ombre cambogiane grandi sono dette nang robam, quelle piccole sono dette nang sbek o nang ayang. Queste ultime sono opache e spesso non articolate. Una o entrambe le braccia, tuttavia, possono essere articolate.
Le ombre tailandesi dette nang talung sono piccole e opache o semitrasparenti, articolate o no mentre le ombre nang yai sono di grandi dimensioni, opache e non articolate.

 


Kathputli , marionette del Rajastan

Benché lo spettacolo delle marionette del Rajastan, dette kathputli, celebri un eroe leggendario, esso consiste principalmente nella esibizione di una serie di numeri di bravura. Fa da cornice la storia del conflitto fra Induismo e Islam narrando l dei principi del Rajastan che, rimasti fedeli alla propria religione, dovettero accettare una dipendenza feudale dal Gran Mogol musulmano. L'eroe rajaput Amar Sing Rathor, ingiustamente punito dal Gran Mogol, viene ucciso a tradimento e poi viene vendicato dai parenti, che fanno un massacro dei nobili musulmani colpevoli della sua morte.
Negli spettacoli di marionette tale vicenda si consuma negli ultimi minuti, mentre gran parte della rappresentazione si incentra sulle diverse forme di intrattenimento che hanno luogo prima della contesa in una grande festa a corte. I cortigiani sono schierati lungo il fondale: l'imperatore sta al centro affiancato da un lato dai principi del Rajastan e dall'altro dai signori musulmani. Fra i cortigiani schierati e la serie di archi sostenuti da sottili pilastri che delimitano la ribalta, si esibiscono danzatrici, giocolieri, equilibristi a cavallo, incantatori di serpenti.
I kathputli hanno una meccanica semplice ed efficace: vengono mossi mediante due soli fili, dei quali uno va dalla testa alla cintola della marionetta, e l'altro dall'una all'altra mano. La testa e il tronco sono scolpiti in legno, le braccia sono di stoffa imbottita di rafia e hanno perciò una mobilità elastica. La parte inferiore del corpo è simulata da una tunica, dentro la quale sembra di veder muovere le gambe in realtà assenti. Ognuna delle attrazioni della festa esibisce una sorpresa basata su di un trucco segreto.
Uno dei due manovratori presta la voce a tutti i personaggi usando uno strumento, detto boli, che distorce la voce come la pivetta di Pulcinella e rende incomprensibili le sue parole. La moglie del marionettista siede fuori dal teatro e suona un tamburo, canta, dialoga con le marionette e spiega quel che accade.

 


Wayang kulit, wayang klitik e wayang golek: ombre e marionette a Giava e a Bali

Lo stile figurativo ha caratteristiche proprie in ciascun paese, analoghe a quelle delle arti locali. La struttura delle sagome dei personaggi è simile: esse sono molto più piccole di quelle indiane,  e sono manovrate dal basso mediante bacchette. Nel caso delle ombre, l'impressione del movimento è data soprattutto dalle deformazioni della figura proiettata sullo schermo ricreate grazie alla inclinazione della sagoma rispetto allo schermo.

Vi sono diversi tipi di figure. Le marionette tridimensionali, allo stesso modo delle ombre, vengono manovrate dal basso con bacchette:

- wayang kulit: sono figure in cuoio ritagliate, traforate e dipinte, molto stilizzate e con esili braccia. Esse appaiono come ombre nere e soltanto gli spettatori che vanno dietro lo schermo vedono i loro ricchi colori
- wayang klitik: sono figure piatte, di legno, scolpite a bassorilievo e dipinte, con le braccia in cuoio, figurativamente simili alle precedenti. Sono usate nelle regioni centrali dell'isola di Giava e rappresentano per puro intrattenimento storie non sacre, come quella dell'eroe Damar Wulan
- wayang golek: sono marionette tridimensionali in legno scolpito e dipinto (essendo mosse dal basso con bacchette, si potrebbero chiamare con termine europeo marottes). Hanno lunghe gonne in batik che coprono l'avambraccio del dalang, il manovratore. La sua mano tiene una bacchetta che, passando attraverso il corpo della figura, ne controlla la testa. Sono usate nella regione centrale e in quella occidentale di Giava.
I dalang che manovrano i golek non si nascondono, ma sono sempre visibili. Si ritiene che i golek siano stati inventati da un sovrano musulmano alla fine del sedicesimo secolo, nelle regioni centrali dell'isola di Giava.

 


Do: marionette del Mali

Il teatro delle marionette dei Bambara del Mali dette do, scoperto già alla fine dell'Ottocento, è stato il primo teatro di marionette africano a essere conosciuto in Europa.
Spesso queste marionette danzano senza parlare e quando, raramente, parlano, usano uno strumento che, come la pivetta, deforma la voce, e per questa ragione le loro parole devono essere tradotte al pubblico. Nella sua forma più antica lo spettacolo materializza gli esseri spirituali che presiedono ai destini della comunità, i feticci protettori, per far sì che l'agricoltura, la caccia e la pesca abbiano successo e che nel villaggio regni la pace.
Le marionette vengono manovrate dal basso con bastoni, da un teatro smontabile, detto kalaka, che è costituito da una struttura che sostiene una tenda. Talvolta, specie fra i Marka, hanno decorazioni in ottone. Le marionette vengono conservate in una capanna il cui ingresso è interdetto alle donne e ai bambini.
Talvolta i teatri agiscono su di un battello mentre gli spettatori guardano dalla riva.


Kebe kebe: marionette del Congo

In Congo, insieme ad altri tipi di marionette, si trovano i kebe-kebe, dei Mbochi e dei Kuyu, che celebrano grandi personalità del passato. Sono figure mosse dal basso con bastoni. Il manovratore è nascosto da una cappa e tiene la testa della figura alta, sopra la propria testa.


Gledé: maschere-marionette degli Yorubà

Nella città di Ketù, vicino al confine fra Nigeria e Benin, gli Yorubà adoperano con funzioni propiziatorie le maschere-marionette, dette gledé. Esse compaiono in rituali che si celebrano alla fine della stagione delle piogge e al principio della stagione secca. Vengono portate sulla testa e le figure che emergono in alto, sopra la folla, sono mosse durante la danza, dal basso, mediante fili, dallo stesso danzatore che le indossa. II movimento delle marionette e quello dei danzatori si integrano in una stessa azione.

 

 

 

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