Semiotizzare l’animale – raccontarlo, dirlo, rappresentarlo, pensarlo, farne oggetto di scienza e di sapere – è gestire una politica della soglia insicura: quella che lo separa, più o meno ostinatamente, dall’uomo.
Le recenti ricerche in ambito di antropologia della natura e di sociologia delle scienze e delle tecniche permettono di ripensare la questione zoosemiotica in modo diverso. Piuttosto che occuparsi di un presunto linguaggio naturale degli animali non umani, scommettendo su una loro coscienza riflessiva, potrebbe essere più conducente, per una semiotica come studio delle forme del senso umano e sociale, lavorare sul loro discorso, dunque sulle interazioni effettive, tanto comunicative e scientifiche quanto pratiche e funzionali, fra umani e non umani. I quali, volenti o nolenti, si costituiscono reciprocamente, andando costantemente a rivedere quella soglia insicura che, separandoli, li tiene insieme.
Per maggiori informazioni cliccare su: "Zoosemiotica 2.0. Forme e politiche dell’animalità" - Seminario internazionale di studi
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